Marchio Ospitalità Italiana

Il marchio Ospitalità Italiana è un progetto curato da ISNART che si avvale della rete delle Camere di Commercio Italiane all’estero per la selezione e promozione di quelle strutture ristorative che garantiscono il rispetto degli elevati standard di qualità dell’ospitalità italiana.

Una certificazione di qualità per ristoranti e pizzerie italiani

Dal 2010, la CCIS gestisce il progetto nel suo territorio di competenza, essendo l’istituzione di referenza per ristoranti e pizzerie che vogliono iniziare il processo di sollecito del Marchio. 

Come ottenere la certificazione

Per ottenere la certificazione di qualità, i locali italiani all’estero devono rispettare una serie di requisiti minimi obbligatori stabiliti dal comitato organizzativo. Questi requisiti differiscono in base al tipo di attività: ristorante o pizzeria. Queste due categorie hanno una specifica scheda di adesione, di check-list e un punteggio minimo da raggiungere per conseguire il marchio, il quale corrisponde a 60 punti per i ristoranti e 86 punti per le pizzerie. L’elemento comune tra le due tipologie sono le denominate «10 regole», che denominano lo scopo e gli ambiti su cui verterà la valutazione di ISNART e sono declinate in maniera diffierente. Sono infatti previsti 5 requisiti fondamentali (KO) su 10 per i ristoranti e 8 su 10 per le pizzerie. Gli elementi non considerati fondamentali, saranno comunque utili all’aumento del punteggio. 

Se non si è in possesso di tali requisiti fondamentali, non sarà possibile richiedere il Marchio. Sarà quindi necessario da parte del ristoratore controllare attentamente il rispetto di essi per formalizzare la richiesta. 

Di seguito, le informazioni indispensabili estrapolate da regolamento.

Per i ristoranti si menzionano i seguenti requisiti:

  • Identità e distintività: elementi che richiamano l’italianità del locale e presenza di corner promozionali di

    prodotti italiani.

  • Accoglienza (KO): nel ristorante deve essere presente almeno una persona in grado di relazionarsi con il pubblico in lingua italiana. 
  • Mise en place: tipologia di stoviglie utilizzate; elementi di decoro. 
  • Cucina: adeguatezza della cucina in rapporto all’offerta di piatti e al personale del locale.
  • Menù: uso corretto della lingua italiana; suddivisioni di piatti per categorie.
  • Proposta gastronomica (KO): la percentuale di piatti  e ricette della tradizione italiana non deve essere inferiore al 50% del totale del menù. Devono essere incluse tutte le portate tipiche di un  menù italiano, anche se in minima quantità. Se, ad esempio, mancano i secondi o non sono previsti contorni, i candidati saranno respinti. 
  • Carta dei vini (KO): la carta dei vini deve contenere vini italiani DOP o IGP (DOC, DOCG, IGT) in misura non inferiore al 30%. Ad ogni modo devono  essere presenti almeno 5 vini italiani DOP o IGP. 
  • Olio extravergine di oliva (KO): il ristorante deve proporre al cliente, per il condimento a crudo, solo olio extravergine di oliva DOP/IGP di provenienza italiana o olio extravergine d’oliva italiano. 
  • Esperienza e competenza (KO): il capocuoco deve essere qualificato per la preparazione di piatti e ricette della cucina italiana attraverso almeno uno dei seguenti requisiti:

            a) attestato professionale di cucina italiana ottenuto presso un istituto di chiara fama;

            b) addestramento presso un ristorante in Italia per un periodo non inferiore a 6 mesi;

             c) esperienza in cucina italiana, anche presso un ristorante italiano all’estero, non inferiore ai 3 anni. 

  • Prodotti DOP e IGP: impiego di tali prodotti nella proposta gastronomica.           
Per le pizzerie si menzionano i seguenti requisiti: 
  • Identità, distintività e comunicazione (KO): il menù deve essere scritto principalmente in lingua italiana, senza errori di ortografia, grammatica e sintassi. Sono ammesse correzioni durante l’istruttoria. I prodotti DOP/DOCG, DOP/IGP devono recare la denominazione registrata. 
  • Accoglienza: presenza di personale di lingua italiana; assenza di barriere architettoniche; presenza di sala d’attesa. 
  • Mise en place e cucina: le fotografie della mise en place devono consentire di valutare lo stato dei bicchieri, posate, piatti, ecc. Se ci sono bicchieri per birra o vinco vanno fotografati, soprattutto se sono italiani o specifici per le bevande. Presenza di forno che raggiunga almeno i 450º. 
  • Menù (KO):  il menù è composto in prevalenza da proposte di Pizzeria rispetto a quelle di Ristorazione (in percentuale almeno 60% e 40%); il menù deve essere redatto principalmente in lingua italiana sia sulle carte che nei mezzi telematici; la % di pizze con denominazione italiana è prevalente e corrispondente alle più frequenti denominazioni delle varie regioni italiane (es. Diavola); presenza di almeno due pizze tipiche italiane (Margherita, con pomodoro, fiordilatte, basilico e Marinara, con pomodoro, aglio, origano, olio, facoltativo basilico) anche se non specificamente le due menzionate; il menù deve riportare l’indicazione dei principali ingredienti/guarniture in italiano (ammessa anche la lingua locale).
  • Proposta gastronomica (KO): l’impasto delle pizze deve essere realizzato in loco, steso a mano su un banco di lavoro adeguato e fotografato. 
  • Carta delle bevande: la carta delle bevande contiene almeno cinque  vini italiani (DOC, DOCG, IGT) con indicazione della denominazione e della cantina, la tipologia e la regione di provenienza. Stessa cosa per i liquori che devono segnalare marca e origine. 
  • Ingredienti base (KO): oltre al pomodoro pelato (preferibilmente San Marzano), un ingrediente tra farina di grano tenero «00» (con eventuale aggiunta di farina «0»), o anche di farine 1, 2, integrale, fior di latte e/o mozzarella di bufala, olio extravergine di oliva deve essere di origine italiana. Vanno fotografati fronte e retro con etichette nitide e leggibili; per il pomodoro pelato si ammette anche la fattura di acquisto. 
  • Esperienza e competenza (KO): il pizzaiolo deve essere qualificato attraverso almeno uno dei seguenti titoli:

           a) attestato professionale di pizzaiolo italiano, con un corso di almeno 110 ore;

          b) addestramento presso una pizzeria italiana, in Italia, per un periodo non inferiore ai 6 mesi; 

          c) addestramento referenziato di almeno 24 mesi presso una Pizzeria italiana all’estero 

  • Prodotti DOP e IGP: utilizzo di prodotti DOP e IGP nell’elaborazione delle proposte gastronomiche. 
  • Promozione e valorizzazione del Made in Italy: promozione della cultura e del turismo italiani attraverso i propri mezzi di comunicazione, immagini e corner.
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Camera Commercio Italiana per la Spagna